FIRST STEP 10/.04

 

 

 

Come abbiamo visto oggi giorno sono numerosi e diversi i sistemi rotatori endodontici Ni-Ti posso fare alcuni nomi come Protaper, Protaper next, Mtwo, Wave one, Hyflex (di cui abbiamo gia parlato) ecc…

Però oggi non voglio parlare di questi diversi sistemi ma concentrare l’attenzione su una lima in particolare la 10/.04 Mtwo.

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Lo strumento Mtwo 10/.04 è un vero e proprio gioiello della gamma Mtwo, la sua piccola dimensione e l’elevata flessibilità consentono di avanzare e progredire in modo naturale fino in apice, facendosi guidare dall’anatomia del canale.
La rivoluzionaria sottigliezza e flessibilità dello strumento permettono di lavorare in canali stretti fin da subito.
Esso è inoltre in grado di creare la continuità necessaria alla progressione degli strumenti successivi, definendo il tragitto ideale per l’allargamento graduale di tutto il canale.  Nei canali vestibolari dei molari superiori e mesiali dei molari inferiori e ogni qual volta se ne riscontri la necessità, il 10/.04 è inoltre indicato per eseguire un preflaring che riduce notevolmente le difficoltà di avanzamento.

Il costruttore dichiara che non occorre alcun allargamento preliminare manuale del canale la 10/.04 grazie al suo diametro così ridotto anche se io consiglio comunque di iniziare con un sondaggio di percorribilità con una 8 o 10 Kfile per verificare che non ci siano ostacoli.

In questo modo la punta della 10/.04 potrà liberamente ruotare fino alla lunghezza di lavoro senza alcun contatto.

Se prima ho fatto sondaggio previo con la 10/.02 la 10.04 inizierà a lavorare partendo da metà canale.

La 10/.04 è uno strumento piccolo ma per modo di dire perché anche se in punta ha un diametro di 10 a 2 mm dall’ apice corrisponde a una lima del 18.

Avanza da sé alternando movimento di avanzamento e di limatura ( se sento che ha un po’ di resistenza anche se arriva in apice fare sempre limatura contro la parete).

La lima 10/.04 ha la capacita di entrare in spazi molto ristretti come il 4 canale del 1Mol superiore senza la necessità di usare le manuali, il 4 canale a volte è difficile riuscire a sondarlo manualmente e inserendo direttamente la 10/.04 trova immediatamente il canale pulendolo rapidamente.

Alcuni sistemi rotatori sono preceduti da una preparazione manuale del canale almeno fino alla 20-25 K-file. Un recente studio, ha dimostrato che non vi è alcuna differenza nelle caratteristiche della preparazione canalare ottenuta con l’utilizzo o meno di un glidepath manuale fino ad uno strumento K-file 15 o 20, prima dell’utilizzo degli strumenti Mtwo alla lunghezza di lavoro. Gli Autori non hanno riscontrato differenze nella traiettoria canalare dopo la strumentazione in termini di variazione dell’angolo di curvatura canalare, nè alcun tipo di trasporto apicale dimostrando che limitare il sondaggio canalare ad uno strumento manuale in acciaio di taglia 10 è sufficiente per garantire una ottimale preparazione canalare con questi strumenti senza alcun tipo di ripercussione sul mantenimento dell’anatomia originaria del canale ed in particolare sul trasporto apicale, in presenza di un ridotto preflaring. Inoltre nessuna differenza è stata riscontrata nel tempo di preparazione canalare con strumenti Mtwo, che quindi non viene influenzato negativamente da un mancato pre- allargamento iniziale con strumenti manuali.

Come tutti gli strumenti Mtwo viene fornita in tre diverse lunghezze: 21, 25 e 31 mm, disponibile sia con parte lavorante tradizionale di 16 mm, che estesa a 21 mm. La sezione trasversale di un Mtwo è una “S Italica“ con due lame taglienti; ne risulteranno dei contatti radiali minimi ed ampie superfici di scarico per i detriti, durante la fase di sagomatura. La punta degli Mtwo non è attiva. La 10.04 è molto delicata e si può rompere per torsione e il tempo di sopravvivenza è di 187 secondi.

Protocollo:

  • iniziale del canale con un K file sottile 8 o 10.
  • l’utilizzo preliminare di una lima di Hedström N° 10 a lunghezza di lavoro è consigliabile.
  • 10/.04 a 200-250 rpm, con tecnica definita “simultanea” a lunghezza di lavoro completa fatto progredire nel canale applicando leggera pressione.
  • Non appena l’operatore percepisce un impegno dello strumento, ovvero una leggera resistenza alla progressione nel canale in direzione apicale, l’Mtwo è ritirato di 1-2 mm e fatto lavorare lateralmente sulla parete con azione di limatura, per rimuovere selettivamente le interferenze coronali ed avanzare nuovamente verso l’apice.
  • raggiunta la lunghezza di lavoro viene ritirato dopo 1-2 secondi

Vantaggi:

  • piccola dimensione e l’elevata flessibilità
  • capacita di entrare in spazi molto ristretti come nel 4 canale
  • sostituisce il sondaggio manuale
  • non deforma l anatomia del canale
  • capacità di lavorare nei canali curvi

https://www.youtube.com/watch?v=OQEhCO3gH0Y

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http://www.endodonziamauroventuri.it/Preparazione%20rotante%20Ni-Ti.htm

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Platform Switching

Caratteristica importantissima nella scelta di una sistematica implantare.. ma cosa è???

Molte volte ne sentiamo parlare come un “Mismatch” tra la parte chirurgica e la parte protesica dell’impianto dentale.. proprio cosi, consiste nel accoppiare la parte endossea dell’impianto ad una parte protesica di diametro ridotto con la formazione di un angolo di 90°tra le due parti.platform-switching1

 

Come altre scoperte in medicina anche questa sembra essere stata casuale, accoppiando degli impianti “wide” (in sostituzione a impianti falliti) con abtument standard di diametro inferiore.

Ma che vantaggio clinico conferisce al sistema implanto-protesico??

Albrektsson e coll descrivono la perdita ossea perimplantare in due momenti:

la prima immediatamete dopo la connessione corona abutment-impanto di circa 1,5 mm

la seconda di 0,2 ogni anno successivo… dopo 5 anni avremmo una perdita di 2,5mm!!!!

Questa perdita potrebbe esporre delle spire dell’impianto e sfociare in una perimplantite.

Radiograficamente viene descritta come una Osteolisi a scodella o Saucerization.

Wagenberg e coll in uno studio del 2010 riportano una perdita d’osso in impianti dotati di platform switching inferiore ai 0,8mm..platform switching

Questo enorme vantaggio clinico viene descritto secondo tre teorie:

 

Biomeccanica: riducendo infatti il diametro dell’abutment, la zona di stress si sposta dal collo dell’impianto (corticale) e si distribuisce lungo l’asse dell’impianto.

 

Centralizzazione dell’ampiezza biologica: infatti spostando il micro gap della connessione abutment-impianto avremmo una riduzione della osteolisi verticale e un aumento del tessuto connettivo che proteggerà il nostro impianto.

 

Microbica: il mancato riassorbimento perimplantare impedisce la formazione di un ambiente anaerobico con riduzione degli agenti patogeni intorno all’impianto.

Quindi avere un abutment ridotto rispetto al diametro dell’impianto consente di ottenere una miglior stabilità dei tessuti molli e dell’osso peri-implantare rispetto a impianti riabilitati con piattaforme tradizionali.

Le indicazioni di una riabilitazione implanto protesica del genere, sono in tutti quei casi dove vogliamo mantenere sia i tessuti duri che molli stabili nel tempo:

  • Nei casi in cui dobbiamo conservare al massimo l’osso corticale
  • Pazienti parodontopatici
  • Zone estetiche dove i volumi ossei e mucosi sono importantissimi
  • Osso di scarsa qualità (teoria biomeccanica), preferiamo concentrare le forze (soprattutto quelle di taglio) lungo l’asse dell’impianto.
  • Flessibilità nel posizionamento dell’impianto soprattutto nella distanza “impianto-impianto”

 

 

Trick:

  • Presenza di tessuto blando: soprattutto gengiva aderente e tessuto connettivo
  • Tecnica chirurgica a ridotto impatto traumatico (ghost flaps)
  • Corretto posizionamento dell’impianto (inclinazione, direzione ecc)
  • Impianti bone level
  • Utilizzare fin da subito componenti impantoprotesici di diametro ridotto
  • Evitare overload protesici

 

Molto bello il video della Tekka

 

Vigolo, P, Givani A. Platform-switched restorations on wide-diameter implants: A 5-year clinical prospective study. Int J Oral Maxillofac Implants 2009;24:103-109.

Fickl S, Zuhr O, Stein JM, Hurzeler MB. Peri-implant bone level around implants with platform-switched abutments. Int J Oral Maxillofac Implants 2010;25:577-581.

– See more at: http://thecuriousdentist.com/what-is-platform-switching-and-does-it-work/#sthash.XPk2aClI.dpuf

A cura di Fabio D.

 

 

 

 

 

NAO: I NUOVI ANTICOAGULANTI ORALI

Nell’anamnesi di un paziente sappiamo bene che una delle cose più importante è chiedere la sua storia medica e se e quali medicinali prende.

Mi sono accorta che è molto frequente incontrare pazienti che prendono anticoagulanti orali; questa terapia è rivolta a chi ha patologie venose o cardiache in fase di scompenso o a portatori di valvole a rischio di trombo-embolia. (1)

Le manovre odontoiatriche, cosi come l’utilizzo di anestetici, antidolorifici, antibiotici possono interferire con i pazienti scoagulati e cardiopatici. (2)

Oggi il farmaco più utilizzato è il Warfarin ma non ha le caratteristiche dell’ anticoagulante orale ideale in quanto agisce in forma indiretta interferendo per via epatica con la vitamina K, l’ effetto non è immediato, ha un inizio lento sono necessari 3-6 giorni per raggiungere il range terapeutico di INR e ha un emivita plasmatica di 40 ore.

Prima di qualunque intervento odontoiatrico un paziente TAO (trattato con anticoagulanti orali) deve avere un valore di INR compreso tra 1.5-2.5 per evitare rischio di emorragia, tromboembolico e di interazione tra farmaci.

Recentemente sono entrati introdotti dei nuovi farmaci anticoagulanti (NAO): APIXABAN (Eliquis), DEBIGATRAN (PRADAXA), RIVAROXABAM (Xarelto) che possiedono le caratteristiche ideali: somministrazione orale, dosi fissa, azione rapida (inizio / sospensione), risposta prevedibile, nessun monitoraggio di laboratorio, nessuna interazione con farmaci e alimenti, azione diretta sul sistema coagulativo. Infatti rispetto ai TAO, che sono di azione indiretta, i NAO agiscono direttamente sul singolo fattore della coagulazione. Hanno un buon rapporto efficacia/sicurezza, un effetto facilmente reversibile, scarsi effetti collaterali e costo contenuto.

Inoltre diversi studi hanno dimostrato che la dose fissa di DEBIGRATRAN ha la stessa efficacia del Walfarin senza dover richiedere controlli e sospensione del trattamento.(1)

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Vantaggi:

  • rapida insorgenza d’ azione: raggiungono il picco dopo 1-4 ore dopo la somministrazione orale
  • Effetto dose risposta prevedibile- non necessita di monitoraggio dell anticoagulazione : l effetto dei NAO è proporzionale alla loro concentrazione nel plasma.
  • Emivita relativamente breve 7-15 ore questo rappresenta un potenziale beneficio in caso di intervento invasivo.
  • Via di eliminazione renale o epatico-renale
  • Minor incidenza di emorragie celebrali maggiori (2)

 

PROTOCOLLO

-Anamnesi

-esame extra e intraorale.

-se prende TAO sospendere 3 giorni prima dell’intervento e sostituirlo con l’eparina, monitorare INR riprendere con precedente farmaco il giorno stesso dall’intervento.

-io preferisco consultare il medico e prescrivere o sostituire direttamente con i NAO

-informare ed educare il paziente sulla finalità del trattamento, i vantaggi e i rischi

-vedere possibili interazioni con altri farmaci

-periodico controllo delle funzionalità epatica e renale

-gestire degli inconvenienti come diarrea vomito piccole emorragie.

Cari lettori vi auguro un BUON NATALE e continuate a seguirci!!!!! BE..SMART!

-Gestione ottimale del paziente a elevato rischio  emorragico e nuove prospettive,Anticoagulanti e antiaggreganti in odontoiatria, Lucio Montebuglioli,Dipartimento di scienze biomediche e Neuromotorie, Università degli studi di bologna. AnnoVI-n3-settembre 2012.

G.dal Cortivo, L.Bozzini, R. Facchinetti;I nuovi anticoagulant…

Fai clic per accedere a Nuovi%20Anticoagulanti%20Orali%20%20NAO.pdf

-https://boa.unimib.it/retrieve/handle/10281/38562/55400/2010-03.pdf

Paola Polatti

 

3M Astringent retraction paste, la retrazione gengivale non ha piu segreti

valerio

Spesso in studio mi ritrovo ad affrontare denti molto distrutti anche sotto gengiva, molte volte, lavorando senza assistente, mi rimane complicato utilizzare lo strumento di Fisher e la tecnica del filo doppio “00” pre-imbevuto nel cloruro di alluminio al 15%, per questo sono alla continua ricerca di un metodo di retrazione gengivale che sia veloce, pratico ed efficiente.

Fino a poco tempo fa mi ero sempre affidato al filo di retrazione, ottenendo buoni risultati, utilizzando la tecnica convenzionale, finche non sono venuto a conoscenza di questo prodotto che sto per presentarvi e che ha semplificato il mio protocollo rendendo più veloce il mio lavoro.

La 3M ESPE ha creato un prodotto dal nome “Astringent Retraction Paste”, sono delle capsule dotate di una punta molto fine che possono essere inserite nel solco gengivale, permettendoci di applicare questa pasta astringente in profondità.

In pratica stiamo parlando di un gel emostatico che viene inserito nel solco gengivale permettendo una buona retrazione della gengiva ed un ottima emostasi.

Credo sia un ottima alternativa in tutti i casi di conservativa, mentre in protesi, ogni qual volta prendo un impronta di precisione, mi affido sempre alla tecnica convenzionale con il filo doppio.

Questo prodotto viene venduto sotto forma di un “value Pack” da 100 capsule o di un “refill Pack” da 25 capsule.

Ma nella pratica diaria come si utilizza?

Questo e’ il mio protocollo:

  • Asciugare bene il campo operatorio facendo particolare attenzione al solco gengivale.
  • Collochiamo una capsula in qualsiasi dispenser per capsule che abbiamo nel nostro studio
  • Inseriamo il terminale della capsula all’interno del solco.
  • Estrudiamo lentamente la pasta astringente all’interno del solco fino al completo riempimento.

Vantaggi:

  • Procedura più veloce
  • Emostasi immediata
  • Minor rischio di sanguinamento durante la rimozione del filo di retrazione

Trick

  • Per ridurre il rischio di contaminazione batterica, ogni qual volta che mi ritrovo a lavorare nel solco gengivale, (filo o anestesia intraligamentosa) lo detergo prima con un micro brush imbevuto di clorexidina 0.20%
  • Ricordiamoci sempre di rispettare l’ampiezza biologica, quest’area include l’attacco epiteliale (AE) e l’attacco connettivale (AC). Krishna e coll. hanno calcolato che la combinazione di AE e di AC è di 2,04 mm, mentre il solco gengivale è di 0,69 mm quindi la giunzione dentogengivale è in tutto di 2,73mm.
  • Questa pasta può essere utilizzata sola o in combinazione con un filo retrattore nel caso in cui si voglia il massimo della retrazione gengivale (esempio biotipo spesso)

Il protocollo in caso di applicazione con filo di retrazione è semplice:

Applicare il filo lungo il solco gengivale.

Applicare, grazie al terminale della capsula, la pasta astringente sopra il filo fino a riempire completamente il solco.

Al termine del procedimento possiamo eliminarla semplicemente utilizzando un getto d’acqua ed aria, eliminando il materiale in eccesso tramite il sistema di aspirazione del nostro riunito.

Con una capsula è possibile preparare fino a 3 denti.

Per quanto riguarda il prezzo, una scatola con 25 capsule viene venduta a circa 62 euro, mentre la piu grande da 100 capsule a circa 188 euro.

 

BIBLIOGRAFIA:

Clinical trial of gingival retraction cords The Journal of Prosthetic Dentistry Volume 81, Issue 3, March 1999, Pages 258–261 Asbjørn Jokstad, DDS, PhDa

Biologic width and its importance in periodontal and restorative dentistry. J Conserv Dent. 2012 Jan-Mar; 15(1): 12–17 Babitha Nugala, BB Santosh Kumar, S Sahitya, P Mohana Krishna

Valerio Di Calisto

 

LAMPADE A LED DI 3 GENERAZIONE

Attualmente, negli ambulatori odontoiatrici vengono utilizzate le seguenti tre tecnologie principali per la fotopolimerizzazione dei materiali:

  • Lampade alogene
  • Lampade ad arco al plasma
  • Lampade a LED

Le alogene programmabili rimangono valide, verificate opportunamente. Hanno alcune limitazioni come la degradazione della lampadina, del filtro e del riflettore, producono alte temperature, e necessitano di certi tempi di polimerizzazione. Le lampade a elevata potenza (allo xenon e al plasma) sono state accantonate, dopo pochi anni di successo, perché sono state messe sul mercato senza essere mai state tarate sui compositi. I produttori di questi costosi dispositivi sostengono che i materiali polimerizzati mantengono inalterate le proprietà meccaniche a confronto con quelle dei materiali sottoposti al trattamento tradizionale, mentre i tempi di polimerizzazione si riducono significativamente. Tuttavia, i dati ottenuti dagli studi pubblicati contraddicono tali affermazioni.

Per superare i problemi inerenti alle unità alogene di fotopolimerizzazione  è stata proposta la tecnologia a LED (Light-Emitting Diode). Queste lampade al Led si basano sui diodi ad emissione luminosa. Oggi si è indirizzati verso le LED e il recente aumento delle loro potenze autorizza a pensare che possano dare una buona performance anche nelle situazioni cliniche più sfavorevoli, a patto che ci sia un’accurata taratura dei materiali.

Lampada alogena
Vantaggi                                                                              Svantaggi
Tecnologia a basso costo

Maggiore presenza nel tempo nell’industria dentale

Basso rendimento

Breve durata d’esercizio

Alte temperature (la lampada viene raffreddata a ventola)

Lo spettro continuo deve essere selezionato mediante filtro

Lampade ad arco al plasma
vantaggi                             svantaggi
Nella letteratura vi siano risultati discordi

Rendimento molto basso

Sviluppo di temperatura molto alte (la lampada è situata nell’unità di base e viene raffreddata a ventola)

Lo spettro continuo deve essere selezionato mediante filtri

Alto costo

Lampade a Led

vantaggi

                                                           svantaggi
missione compatibile, senza la necessità di sostituzione di bulbi

Nessuna necessità di sistemi di filtri

L’alta efficienza comporta: Basso sviluppo temperatura (non occorrono ventole)

Basso consumo energetico
(è possibile il funzionamento a batteria)

Facile pulizia della struttura grazie
all’assenza di fori per la ventola di raffreddamento

Lunga durata d’esercizio dei LED

Silenziosità

Per via dello spettro di emissione ristretto, i LED possono effettuare la polimerizzazione solo di materiali con un assorbimento massimo tra 430 e 480 nm (con canforochinone come fotoiniziatore)

Concentrerei l’attenzione sulla Lampada fotopolimerizzatrice S.P.E.C. 3 LED della casa Colt

SPEC3_LED_Unit_Base

Questo prodotto riduce efficacemente il tempo di polimerizzazione di diversi materiali fotopolimerizzabili e fornisce ogni volta eccellenti risultati di trattamento, può essere usato per la polimerizzazione intraorale ed extraorale dei materiali dentali polimerizzabili da luce visibile con fotoiniziatori al canforchinone (CQ). La lunghezza d’onda del picco di emissione è di 455 – 465 nm.

Si può impostare su 3 diverse modalità a seconda dell’ utilizzo:

Modalità 3K: per una polimerizzazione rapida quando il tempo è particolarmente importante, come nei bambini o nei pazienti con riflesso faringeo.

Modalità Ortho: polimerizza un intero arco di attacchi ortodontici con 2 intervalli da tre secondi per attacco. Il display a LED diventa di colore arancio. L’intensità luminosa sarà di 3000 mW/cm2. Indicata per polimerizzare un’intera arcata di attacchi ortodontici, o in totale 16 attacchi. Quando è attivata, la lampada polimerizzerà per circa 3 secondi per ogni lato mesiale o distale. Un lampeggio di mezzo secondo e un bip sonoro indicheranno quando ciascun lato dell’attacco sarà stato polimerizzato.

Modalità Standard: ideale per la maggior parte dei casi di polimerizzazione di compositi. display a LED diventa di colore VERDE. L’intensità luminosa sarà di 1600 mW/cm2.

Protocollo:

-impostare la modalità adeguata: Standard ; 3K ; Ortho

– Impostazione del tempo di polimerizzazione: Modalità 3K / Ortho: Premendo brevemente in sequenza l’interruttore modalità con luce ARANCIO si passa da uno all’altro dei 4 tempi impostabili  (1 s ➝2 s ➝3 s ➝modalità Ortho).

– Per cambiare la modalità di polimerizzazione tenere premuto l’interruttore modalità per 3 secondi le luci VERDE e ARANCIO si scambiano.

TRICK: visto che il composito contrae verso la luce è meglio indirizzare la luce della lampada dietro la cuspide da ricostruire

Prezzo: 794,00 iva esclusa

https://art.torvergata.it/retrieve/handle/2108/103785/206758/La%20Fotopolimerizzazione.pdf

http://www.odontoiatria33.it/cont/pubblica/clinica-e-ricerca/contenuti/9644/lampade-fotopolimerizzatrici-alogene-lampade-confronto.asp

https://www.coltene.com/fileadmin/Data/EN/Products/Adhesives_Restoratives/Curing_Lights/SPEC3/60018427_09-14_Brochure_SPEC3_IT.pdf

https://www.researchgate.net/publication/10649538_Light-emitting_diodes_%28LED%29_technology_applied_to_the_photopolymerization_of_resin_composites

Paola Polatti

Implantologia Isoelastica, il futuro è già qui…

Al giorno d’oggi i nostri clienti sono sempre piu aggiornati, al passo con i tempi, spesso ci troviamo ad affrontare tematiche come “metalfree” anche con pazienti e colleghi fortemente motivati ad eliminare qualsiasi forma di metallo dal loro organismo.

Ultimamente stiamo utilizzando in associazione con l’implantologia convenzionale, una nuova metodica implantare di nome “isoelastica” la quale soprattutto in quest’ultimo periodo si sta dimostrando una valida alternativa alla convenzionale.

Peek surface

Questa nuova tipologia d’impianti sono fabbricati in un materiale innovativo di nome PEEK (polyetheretherketone) la cui principale caratteristica, oltre ad essere totalmente metal free, è che ha un modulo di elasticità( modulo di young) estremamente simile a quello dell’osso umano,questo gli permette di assorbire perfettamente le forze di pressione durante la masticazione e permette che non sia il nostro osso la parte piu debole della struttura.

In particolare vorrei parlarvi di uno specifico impianto, il Perso B(1)dell’azienda Sisomm, che a mio parere rappresenta un incredibile svolta per l’odontoiatria moderna. Infatti questo impianto, grazie alla sua forma, permette di essere inserito nel mascellare e mandibolare in tutte quelle situazioni di osso SA 2,3 o 4 secondo la classificazione di Misch(2), senza bisogno di effettuare tecniche rigenerative complicate per il clinico e costose per il paziente(3). Esatto, avete capito bene! Grazie alla sua forma può tranquillamente essere posizionato in meno di 5mm di osso senza il bisogno di grafting. Questo chiaramente vuole dire per noi professionisti un intervento più semplice, meno invasivo, e per i nostri pazienti un post operatorio meno traumatico e soprattutto meno costoso.

Per di più come appunto ho accennato prima, parliamo di impianti totalmente metal free, adatti a chi già ha avuto problemi con la normale implantologia, e soprattutto a chiunque sia allergico al nichel, al titanio o a qualunque componente metallica presente negli impianti tradizionali.

Un altro vantaggio incredibile è la possibilità di customizzarli totalmente intraoperatoriamente, permettendo, a noi professionisti, di scegliere quale sia la dimensione più adatta secondo le nostre esigenze. Il Perso B ha una dimensione standard, lunghezza di 19 mm, larghezza di 12 mm e spessore di 0,9 mm, che però come appunto vi dicevo può essere modificata da noi clinici senza troppe difficoltà.

In più tutti gli impianti in PEEK sono di colore avorio, altamente estetici e si mimetizzano facilmente con i tessuti circostanti, questo fa si che siano invisibili sotto gengiva.

Per quanto riguarda i tempi di attesa per l’osteointegrazione è consigliabile rispettare il protocollo di Branemark, ossia 4 mesi per la mandibola e 6 mesi per il mascellare superiore.

(1)Impianto PEEK Perso B

perso b

(2)

mish

(3)

senomx

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FullSizeRender-3

FullSizeRender-2

Vantaggi

  • possibilità di customizzarliintraoperatoriamente
  • possibilità di inserirlo in quantità di osso minime senza la necessita di interventi più invasivi come appunto un rialzo del seno mascellare
  • totalmente metal free e quindi adatto ad ogni tipo di paziente, soprattutto coloro che sono allergici ai metalli.
  • Modulo di Young (elasticità) estremamente simile all’osso umano.
  • Maggiore assorbimento delle forze di pressione durante la masticazione,non fa si che si consumi il nostro osso bensì l’impianto e la protesi stessa.
  • Colore avorio che permette una completa mimetizzazione garantendo un’estetica ottimale.

Protocollo:

  1. Creare il foro d’inserimento, fare attenzione alla posizione dell’antagonista con la fresa CUCA 45-22 o 45-32 (4.000-40.000 rmp) tagliare fino alla corticale palatina opposta
  2. Ingrandire l’incisione basale a Ø 7 mm, con fresa CUCA 9722 o 9732 (4.000-40.000 rpm).(4)
  3. Ingrandire l’incisione basale a Ø 9 mm con fresa CUCA 9922 o 9932 (4.000-40.000 rpm).
  4. Passaggio con la fresa CUCADEF per formare l’incisione definitiva (Ø 2,3 mm parte inferiore della posizione verticale, misura 2,0 mm).
  5. Modellare l’impianto con l’ausilio del kit fornito dalla casa.
  6. Installazione dell’impianto con l’aiuto d’OFIX e strumento OPORTE(5)
  7. Sutura e corretto posizionamento dell’impianto

(4)

frese

la sigla 45-22 sta ad indicare il diamentro e la lunghezza della fresa in millimetri, il numero 5 indica il diametro del disco, il numero 22 la lunghezza. In 97-22 ad esempio il diametro sarà 7 mm e la lunghezza 22mm

 

(5)

martello

 

Trick

  • Questi impianti presentano un abatement integrato direttamente nell’impianto che può essere posizionatotransmucoso o in alternativa può essere tagliato e ci si può utilizzare un abatement fornito dalla casaSisomm.
  • Il nome Perso sta a significare“personalizzabile”in quanto questi impianti possono essere modellati da noi operatori alla dimensione richiesta, evitandoci di doverne ordinare di tutte le dimensioni e quindi abbattendo le spese di magazzino.
  • sterilizzabili fino a 6 volte
  • la formazione del biofilm sulla superficie in PEEK è uguale o minore rispetto alle tradizionali superfici in zirconia o titanio come è dimostrato nell’articolo

Biofilmformation on the surface of modernimplantabutmentmaterials.

Hahnel S1, Wieser A1, Lang R1, Rosentritt M1- ClinOralImplants Res. 2015 Nov;26(11):1297-301. doi: 10.1111/clr.12454. Epub 2014 Jul 24.

  • Nel kit di frese fornito dalla casa che si chiama Osteri (6), è presente una fresa che ci permette di ricreare la filettatura interna dell’impianto.

oister

Per quanto riguarda il prezzo è un po’ più alto di un normale impianto, ma questa differenza è chiaramente giustificata dal fatto che stiamo parlando di un materiale molto innovativo, unico nel suo genere!

Il prezzo del Perso B è circa 350 euro.

Per qualunque informazione aggiuntiva vi lascio gli indirizzi di due siti nei quali potrete trovare maggiori spiegazioni.

http://www.implantologiaisoelastica.it

http://www.sisomm.it

Non vi resta che visitare questi due siti per immergervi in questa nuova tecnologia!

Spero di non essermi dilungato troppo e vidò appuntamento alla prossima settimana per un nuovo articolo!

Come sempre ricordate il nostro motto….BE SMART!!

 

Valerio Di Calisto

 

 

 

Restauro post endo: una soluzione rapida ed efficace!

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Quando si ripristina un dente trattato endodonticamente. Il dentista dovrebbe trovare risposte alle seguenti domande: Che tipo di restauro è indicato? Quando usare le resine e quando è necessario ricorrere a una corona? È sempre necessario un perno?

Tra la letteratura leggiamo diverse linee di pensiero su come dovrebbe essere restaurato in un dente trattato endodonticamente.

Ricordiamoci che i denti trattati endodonticamente sono più deboli e hanno molta più probabilità di frattura dovuta alla perdita di struttura dentale a causa della alla presenza di carie, precedenti restauri e preparazioni canalari. Essi richiedono considerazioni speciali per il restauro finale particolarmente dove c’è stata un’ampia perdita della struttura dentale. Ai miei pazienti consiglio sempre la protezione del dente con una corona completa e se manca ritenzione alla struttura dentale anche l’aggiunta di un perno in fibra.

Personalmente come restauro post endodontico utilizzo il Ketac Fill si tratta di un materiale di riempimento vetro ionomero. È indicato per cavità di classe I, III e V, cavità difficili da isolare, otturazioni di denti decidui ma io lo utilizzo soprattutto per costruire monconi pre protesici.

Proprio in quei casi in cui la struttura dentale è minima Ketac Fill ci semplifica notevolmente il lavoro e risparmiare molto tempo.

È una via di mezzo tra un composito e un cemento: ha una consistenza collosa che permette di penetrare in tutti i margini senza lasciare spazi vuoti, non c’è bisogno né di mordenzare la superficie nè di adesione semplicemente dobbiamo asciugare la superficie con aria ( ma non troppo!)

Si trova sotto forma di capsule che viene attivato tramite un miscelatore ad alta frequenza per 8-10’ e con un applicatore inserito direttamente nella cavità e in pochi minuti si indurisce senza bisogno di polimerizzare.

Avendo le proprietà del vetro ionomero riduce il rischio di carie secondarie grazie al rilascio di fluoro e inoltre aderisce anche alle superfici metalliche.

Si trova in diverse tonalità dall’ A2 al C3 risulta essere dunque molto estetico e perfettamente utilizzabile nel settore anteriore.

Protocollo.

  • Asciugare la cavità con acqua ed aria
  • Collocare la capsula in un miscelatore ad alta frequenza per 8-10’
  • Con l aplicap riempire la cavità
  • Aspettare qualche minuto affiche si indurisca
  • Modellare con una pietra di Arkansas, frese di grana fina o dischi

 

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Vantaggi

  • 8 colori per un risultato estetico naturale
  • Coefficiente di espansione simile a quello della struttura dentale
  • Radiopaco
  • Elevato rilascio di fluoro
  • Non c’è bisogno di mordenzare, di adesione, di polimerizzare
  • Tecnica semplice e rapida
  • Adatto a pazienti di tutte le età
  • Minor ristringimento dei tradizionali compositi e miglior integrità marginale
  • Il design della capsula unico assicura la corretta attivazione

Svantaggi

Non è particolarmente indicato per restaurazioni temporanee cioè quei pazienti vogliono aspettare a ricoprire il dente. In questi casi è più indicato l’uso del Ketac Silver si tratta sempre di un materiale vetro ionomero da restauro rinforzato con argento con proprietà meccaniche molto buone.

Prezzo: 50 capsule € 80,78 iva esclusa

http://solutions.3mitalia.it/wps/portal/3M/it_IT/3M_ESPE/Dental-Manufacturers/Products/Dental-Restorative-Materials/Glass-Ionomer/Ketac-Fil/

http://multimedia.3m.com/mws/media/296107O/ketactm-fil-plus-aplicap-glass-ionomer-filling-material.pdf

http://multimedia.3m.com/mws/media/220390O/ketactm-fil-plus-aplicaptm-glass-ionomer-filling-material.pdf?fn=ketac_fil_pl_apl_ifu_we.pdf

Paola P.

 

La paura dell’osteonecrosi ha un triplice nome: bisfosfonati, anticorpi monoclonali e farmaci anti-angiogenetici

 

Cari colleghi buongiorno a tutti!

Come avevo promesso nel mio ultimo articolo, era mio interesse e piacere dedicare un pò del mio tempo alla creazione di un articolo che miri a definire cos’è l’osteonecrosi del mascellare, quali sono i farmaci maggiormente implicati in questa patologia e soprattutto fornirvi dei protocolli terapeutici che ci possano aiutare nella nostra professione quotidiana.

Innanzitutto vorrei iniziare dicendo che attualmente esistono tre categorie di farmaci che risultano implicati con l’ONJ (osteonecrosis of the jaw), sono i bisfosfonati, comunemente chiamati anche bifosfonati o difosfonati, gli anticorpi monoclonali ed i farmaci anti-angiogenetici.

Ma innanzitutto come possiamo definire l’osteonecrosi?

Potrei dilungarmi descrivendovi tutte le definizioni dal 2007 ad oggi, ma non voglio certo annoiarvi, quindi mi limiterò a darvi la definizione che attualmente è considerata più appropriata cosciente del fatto che probabilmente tra un anno o forse due anche questa verrà modificata.

Nel 2012, dopo l’introduzione di un nuovo stadio della malattia, chiamato “stadio 0”, che include quei pazienti con segni e sintomi orali assimilabili alla MRONJ (Medication-related osteonecrosis of the jaw) pur in assenza di esposizione ossea clinicamente obiettivabile, è stata formulata una definizione espressa cosi: “ l’osteonecrosi dei mascellari associata a bifosfonati, e’ una reazione avversa farmacocorrelata, caratterizzata dalla progressiva distruzione e necrosi dell’osso mandibolare e/o mascellare di soggetti esposti al trattamento con amino-bifosfonati, in assenza di un precedente trattamento radiante”.

I Bisfosfonati legano fortemente la componente minerale dell’osso, l’idrossiapatite.

Al giorno d’oggi vengono suddivisi in due classi farmacologiche, gli Aminobisfosfonati (NBP) tra cui segnaliamo Zoledronato, Pamidronato, Alendronato, Risedronato, Ibandronato, Neridronato ed i non Aminobisfosfonati, come Clodronato, Tiludronato ed Etidronato.

Gli NBP hanno maggiore affinità per l’osso, ed una potenza da 10 a 1000 volte maggiore rispetto ai bisfosfonati non contenenti gruppi amminici.

Gli NBP sono ad oggi l’unica categoria tra i bisfosfonati per cui sia stata identificata un’associazione con lo sviluppo di MRONJ.

Dopo aver parlato di quali sono i farmaci che presentano maggior rischio di sviluppo della malattia, vorrei cercare di fornire un identikit dei pazienti che possono essere maggiormente implicati in queste patologie.

Il problema maggiore non credo siano quei pazienti che hanno avuto problemi onco-ematologici, in quanto di solito un paziente che ha avuto una neoplasia, essendo stato vittima di una malattia molto seria, al momento della storia clinica, quasi sempre ci farà presente del problema che ha avuto e quindi ci metterà, di sua spontanea volontà o ben guidato dalle nostre domande, al corrente dei farmaci che assume. Il problema maggiore ripeto, sarà con chi ha assunto questi farmaci per patologie osteometaboliche, prima tra tutte l’osteoporosi. Infatti spesso molte donne sottovalutano questa patologia ed insieme a questa i farmaci che vengono presi per curarla. Quindi al momento di fare una buona storia clinica dobbiamo prestare molta attenzione a tutte quelle donne, dai 50 anni circa in su, le quali possono soffrire di osteoporosi e quindi assumere uno dei farmaci di cui abbiamo parlato.

 

Ma quali sono i segni e sintomi in un paziente che ci devono mettere il sospetto di malattia??

E dal punto di vista radiologico quali segni sono di importanza più rilevante?

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Con riferimento ai sintomi, il dolore è un sintomo di frequente riscontro nei pazienti con MRONJ.

Tra i fattori di rischio farmaco-correlati possiamo dire che:

  • l’acido zoledronico presenta un rischio statisticamente maggiore di MRONJ il rischio appare nettamente maggiore per i NBP somministrati per via endovenosa rispetto alla via orale

Fino ad ora abbiamo parlato esclusivamente di bisfosfonati, ma questi farmaci non sono gli unici responsabili di MRONJ. Altre due categorie si è visto essere implicate e sono gli anticorpi monoclonali ed i farmaci anti-angiogenetici.

Tra gli anticorpi monoclonali responsabili:

  • Denosumab è un anticorpo monoclonale umano indicato per il trattamento dell’osteoporosi postmenopausale PMO (Post-Meno- pausal Osteoporosis) ad aumentato rischio di fratture, della perdita ossea nell’artrite reumatoide (AR) e dell’aumentato rischio di fratture nella terapia ormonale ablativa in uomini con cancro alla prostata. Agisce complessando il RANK-L (RANK Ligand), proteina che opera come segnale primario nella promozione del riassorbimento osseo da parte degli osteoclasti, legandosi al recettore RANK.

Per quanto riguarda gli anti-angiogenetici i farmaci responsabili sono:

  • Bevacizumab, autorizzato dalla UE nel 2005 per il trattamento di prima linea dei pazienti con tumore metastatico del colon o del retto, per il trattamento del carcinoma mammario metastatico, del tumore polmonare non a piccole cellule non resecabile avanzato e metastatico o recidivante, del tumore a cellule renali avanzato e/o metastatico e del glioblastoma multiforme;
  • Sunitinib, autorizzato dalla UE nel 2006 per il trattamento del tumore gastrointestinale stromale non operabile e/o metastatico maligno dopo fallimento del trattamento con imatinib, nel carcinoma a cellule renali avanzato/metastatico e dei tumori pancreatici neuroendocrini ben differenziati non-resecabili o metastatici con progressione della malattia negli adulti.

A questo punto credo sorga spontanea la domanda: che protocolli e percorsi terapeutici possiamo seguire prima e dopo l’inizio del trattamento con NBP in caso di malattia oncologica ed in caso di malattia osteometabolica?? Che protocolli devo seguire?

Per rispondere a questa domanda, prima di parlare della classificazione di Marx, vi posto ancora due schemi estremamente esplicativi. Questi ritengo siano estremamente utili per capire che trattamenti possiamo fare e cosa sia meglio evitare in questa tipologia di pazienti.

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A questo punto vi lascio il protocollo di Marx che può essere applicato in tutti quei pazienti che prendano una di queste tre categorie di farmaci di cui abbiamo parlato, bisfosfonati, anticorpi monoclonali e anti-angiogenetici.

Attualmente questo è il protocollo migliore che possiamo seguire:

Trattamento con bifosfonati da oltre tre anni

  • Contattare il prescrittore per concordare una drug-holiday di 3 mesi prima e dopo la chirurgia, ma preferibilmente per un anno.
    • Determinare il livello di CTx telopeptide serico al momento della consultazione, ed immediatamente prima della chirurgia. Il CTx deve essere ≥ 150 pg/mL prima di procedure chirurgicamente.
  • Raccogliere un dettagliato consenso informato riguardo il rischio di osteonecrosi correlato (MRONJ).
  • Ricorrere se possibile ad un trattamento farmacologico a lungo termine alternativo ai Bs.

Trattamento con i bifosfonati da meno di 3 anni in assenza di fattori di rischio clinici o radiografici (a)

  • Il livello di CTx telopeptide serico deve essere > 150 pg/mL.
    • Procedere alla pianificazione della chirurgia previa raccolta di dettagliato consenso informato riguardante il rischio di possibile futura osteonecrosi post-chirurgica.
    • Programmare regolare follow-up del paziente; contattare il curante per discutere trattamenti alternativi ed intermittente drug holidays.

Trattamento con i bifosfonati da < 3 anni con 1 o più fattori di rischio clinici o radiografici  

  • Stop della terapia con bifosfonati per 3 mesi.
  • Se il livello del CTx è < 150 pg/mL,
  • procrastinare l’intervento chirurgico e smettere la terapia per almeno 3 o più mesi
  • ridosare il livello di CTx 3 mesi più tardi.
  • se CTx > 150 pg/mL procedere all’intervento.
  • se CTx rimane < 150 pg/mL allora non operare e rivalutare CTx ancora tra 3mesi.
  • 3 mesi di sospensione dei bifosfonati dopo la chirurgia

Note: CTx = C-telopeptide.(a)corticoterapia, ampia lamina dura oppure osso sclerotico.

Chiedo scusa a tutti voi lettori se in questo articolo mi sono dilungato, non è mia intenzione annoiarvi, ma bensì cercare di fornirvi dei protocolli che possano esservi di aiuto ad affrontare le quotidiane situazioni cliniche.

Vi lascio postandovi la lista dei nomi commerciali di questi farmaci, che può essere stampata ed appesa in sala d’attesa cosi da sensibilizzare anche i vostri pazienti riguardo queste problematiche.

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·        Prolia (denosumab)

·        Avastin (Bevacizumab)

·        Sutent (Sunitinib)

 

 

 

 

Spero che questo mio lavoro possa esservi utile, per migliorare e sensibilizzarvi riguardo questi farmaci e le possibili complicanze che ne possono derivare

Le tabelle che vi ho riportato in questo articolo sono prese dal libro “Raccomandazioni clinico-terapeutiche sull’osteonecrosi delle ossa mascellari associata a bisfosfonati e sua prevenzione” degli autori Alberto Bedogni, Giuseppina Campisi, Alessandro Agrillo, Vittorio Fusco. Il libro è disponibile in ebook, vi lascio il link.. http://www.sipmo.it/webook/ebook/book1/index_max.html#page/1

Vi saluto tutti ma solo momentaneamente, infatti la prossima settimana uscirà un nuovo articolo! Buon lavoro a tutti e….BE SMART!

Valerio D.

COLD FILLING SYSTEM

 

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L’otturazione canalare rappresenta una delle fasi più importanti del trattamento endodontico la sua funzione è di creare un sigillo ermetico e tridimensionale nel sistema canalare e neutralizzare i microrganismi sopravvissuti.

Ma qual è la tecnica migliore?

Oggi possiamo dire per certo che il miglior materiale per otturare sia la guttaperca ma esistono molte tecniche di otturazione.

Quale scegliere? esiste una migliore delle altre?

Tecnica verticale, Termafil, Microseal sono tutte ottime tecniche ma che hanno bisogno delle apparecchiature per riscaldare la guttapercha e di vari strumenti per compattarla come plugger che possono risultare più o meno care.

La GuttaFlow è un nuovo sistema di otturazione a freddo non ha quindi bisogno di essere scaldata. La guttapercha è fluida e si trova in siringhe o capsule.

Viene inserita nel canale radicolare utilizzando o un cono master o l’ultima lima usata. Non è necessario utilizzare plugger perché ha la capacità di espandersi leggermente provocando un’eccellente sigillatura.

Un’altra importante caratteristica è che non c’è bisogno di cemento perchè la GuttaFlow fa anche da cemento canalare combinando cosi l’azione del sealer con quella della guttaperca

Si semplifica e si riduce il tempo di lavoro del dentista che solo utilizzando la GuttaFlow e un cono completa l’ otturazione canalare.

 

 

 

 

PROTOCOLLO:

-far fuoriuscire una quantità sufficiente di materiale premiscelato.

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-Inserire GuttaFlow nel canale radicolare utilizzando un cono master

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-Ricoprire il cono master con una quantità sufficiente di GuttaFlow e impostare lo stop apicale

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TRICK:

-durante l’inserimento del cono fare dei movimenti di push and pull per far arrivare la guttapercha anche nei possibili canali laterali.

-utilizzare uno strumento a palla incandescente per eliminare gli eccessi di guttapercha

 

VANTAGGI

Tenuta ermetica grazie alle caratteristiche di espansione e adesione

Ottima biocompatibilità

Due prodotti in uno

Espansione non sono necessari tempi lunghi di condensazione

Adesione ai coni di guttaperca ed alla dentina

Espansione e adesione favoriscono la tenuta ermetica del canale radicolare

Ottima radiopacità

Tempo di lavoro 10-15 min

Tempo di indurimento 25-30 min

 

https://www.youtube.com/watch?v=iG0PTSJ54Ic

 

Paola Polatti

Unknown

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Salve a tutti cari colleghi, oggi parliamo di un prodotto che ha cambiato gli standard in endodozia; Si tratta dei nuovi file HyFlex CM & HyFlex EDM nei quali il cambio di fase (austenitica-martensitica) avviene a temperatura ambiente, a differenza dei tradizionali NiTi.
I file Hyflex si adattano costantemente al canale, ottenendo così una preparazione canalare centrata. Hanno un’eccezionale memoria di forma con la quale si riduce molto il rischio di creare gradini, trasporto d’apice o perforazioni: i canali curvi sono il suo forte!!!

Queste Lime godono di un elevata flessibilità e resistenza alla frattura .Con un’accurata ispezione visiva si può prevenire la frattura del file, questo si despriralizza prima di arrivare al punto di rottura! Prevengono lo stress durante la preparazione cambiando la forma delle loro spirali, forma che riprendono dopo il trattamento termico in autoclave

verdrehung-en-web

Dopo svariati trattamenti ,una sistematica rapida ed efficace è stata adoperata per la stragrande maggioranza dei canali radicolari:

• 08,10 K-file,10 Hedstroem,15 K-file

• Orifice Opener file 25/12 HyFlex EDM

• Shaping file15/04 HyFlex CM
• Shaping file 20/04 HyFlex CM
• Shaping file 25/06 HyFlex CM

• Finishing file 40/04 HyFlex EDM

-Tutti i file vanno utilizzati in in peaking & brushing ad eccezione del 40/04 solo peaking.
– Seguendo la sistematica, riduciamo la fatica ciclica del file.
-Sagomando l’apice con un calibro 40# garantiamo un’appropriata disinfezione da parte degli irriganti ,che possono arrivare a lunghezza di lavoro senza difficoltà!

  •  Stop ai gradini ,trasporti e perforazini.
  • Sagomatura centrata, avendo uno spring back nullo ,comparato con i

    tradizionali NiTi.

  • Sigillature ad un calibro maggiorato,

    anche in canali curvi.

Il NiTi di casa Coltene è cosí resistente che ci consente usare le lime Hyflex a 500 rpm con un torque di 2.5 N-cm.

Il prezzo delle HyFlez CM é di € 66,16 (6 file) mentre le EDM valgono € 43.50
(3 file)

Movies:

https://www.youtube.com/ watch?v=q2pbDJpnJ0k

https://www.youtube.com/ watch?v=0vuNpzS7DW8


https://www.youtube.com/ watch?v=5Cu5I_4aMe0

A cura di Fabrizio S.